Spesso lo dimentico. Il motivo per cui ho iniziato questo blog. Un motivo stupido e assolutamente autoreferenziale. Vivevo a Torino, abitavo in Corso Vittorio. Era un pomeriggio di ennesimo tedio e sospiro. Probabilmente dopo qualche giorno passato un po’ in depressione, a rotolarmi dalla poltrona al letto e dal letto alla poltrona, ho deciso di inaugurare la nuova avventura letteraria con una frase di sicuro effetto:“Che ne so. Piove” (15-settembre-2014).
(Spero abbiate colto la sottile ironia)
Poi… ho cominciato a dare peso anche agli aspetti comunicativi, di condivisione di informazioni, opinioni e idee. Poi… è andata a finire che ho stabilito categorie – più o meno chiare – che guidassero me nella scrittura e i videolettori nella lettura. Mi sono decisa a dare un’ordine alle cose. Io, che ordine alle mie cose non riesco a darlo mai, mi sono illusa che uno spazio come questo mi avrebbe aiutata.
In effetti, per un po’ ha funzionato, soprattutto tra la fine del 2015 e tutto il 2016, periodo in cui ho potuto dedicare molto tempo a te, caro piccolo mioluogo! Ma adesso ecco che si ripresenta il limite di chi un blog lo scrive per passione, anche se forse vorrebbe farlo di mestiere: il tempo. Avrei tante letture da consigliare, tanti contenuti da condividere, tante cose da raccontarvi su di me e sul mio lavoro, su come la penso e cosa penso sia importante e però… non ho il tempo. Soprattutto in questo anno, in questo maledetto 2017 che:
“dal punto di vista delle soddisfazioni professionali, non mi posso lamentare, è andato alla grande! Ma sotto altri certi punti di vista, psico-affettivo-relazionali… mi ha un po’ fatto desiderare, eh! Ma quando finisce, un si ni po’ cchiù!” (tono di voce stridulo e stizzito, muove la mano mentre parla e spesso alza agli occhi al cielo, finisce in dialetto stretto)
Mi ha fatto desiderare molto. Pretendere di più. La gentilezza dei modi, un sorriso la mattina, una carezza sulla guancia la sera. Che poi, non voglio nemmeno credere che siano desideri e pretese così strane, mi pare che potrebbero essere alla portata di tutti. Ma non alla mia, evidentemente. Sembra dunque questo l’amaro destino dei cosiddetti animi sensibili, gruppo di cui direi che faccio romanticamente parte, nel cui pantano ogni tanto mi invischio e sguazzo per puro piacere di trarne poi tormenti e poesia.
Saluti romantici da Piobesi,
Cristina Ortis.