C’è una particolare attività antropica che, almeno a partire dal Novecento, è causa di vere e proprie catastrofi naturali, biocidi e attentati all’ambiente: l’industria bellica.
La guerra e l’industria bellica da sole inquinano mezzo mondo, ma in pochi se ne preoccupano. La guerra distrugge e uccide non solo quando è battaglia armata. Come? Attraverso la produzione e l’utilizzo di armi chimiche e veleni, attraverso le esercitazioni e i test per armamenti e operazioni non solo nucleari, tappezzando territori di mine e materiale esploso o inesploso, usando, per non dire sprecando energie e risorse naturali – soprattutto carboni fossili, petrolio, ma anche acqua e materie prime – per l’installazione, il mantenimento e il funzionamento delle basi, per gli approvvigionamenti, gli spostamenti, gli aerei e i mezzi militari.
Le industrie militari emettono Co2 per produrre le armi, generano rifiuti tossici difficili se non impossibili da smaltire. E nessuno chiede il conto. Perché le guerre le fanno per noi, dicono. I sistemi di difesa armata sono imprescindibili, dicono. Dovremmo essere seriamente preoccupati per le sorti del sistema chiuso dentro il quale viviamo. Invece l’industria militare pesantemente continua la sua crescita economica e la sua attività distruttiva, mentre forse gli industriali preparano la loro personale navicella spaziale, pronti a migrare su Marte.
Considerando le multinazionali e le aziende più ricche secondo la ricerca del SIPRI basata su dati di due anni fa (che possiamo prevedere aggiornabili solo per eccesso), la maggior parte ha sede negli USA, è un fatto. Tutte le imprese insieme sono responsabili dell’inquinamento maggiore non solo del proprio territorio, ma anche dell’altrui. E attenzione! Ce ne sono anche una italiana, una francese e una trans-europea nella top ten.
1 | Lockheed Martin Corp. – United States | |
2 | Boeing – United States | |
3 | Raytheon – United States | |
4 | BAE System – United States | |
5 | Northrop Grumman Corp. – United States | |
6 | General Dynamics Corp. – United States | |
7 | Airbus Group – Trans-European | |
S | BAE Systems Inc. (BAE Systems UK) – United States | |
8 | L-3 Communications – United States | |
9 | Leonardo (Fincantieri) – Italy | |
10 | Thales – France |
Indovinello: di quale arma, oltre agli F35, ha l’appalto in Italia la prima della lista, la Lockheed Martin? Bravi… del MUOS.

Agosto 2018 – Copyleft
Questa base e il MUOS emettono onde elettromagnetiche invisibili agli occhi, ma molto dannose per gli esseri viventi. Questa base e il MUOS sono state installate deforestando uno dei più antichi boschi di querce del Mediterraneo. Questa base e il MUOS aggiungono inquinamento su inquinamento a un’area già definita ad alto rischio ambientale. Questa base è responsabile, negli anni passati, di un versamento incidentale di petrolio, consuma energia, desertifica il suolo con amore dal 1991. Questa base ha riempito la collina di cemento, acciaio, cabine e cavi elettrici, recinzioni, gruppi elettrogeni, serbatoi di centinaia di metri quadri, illuminazione permanente, sistemi di sorveglianza vari ed eventuali, mezzi militari e fuoristrada. Per fare posto al MUOS si è spianato e divelto un versante collinare dove la macchia mediterranea stava riuscendo ad attecchire. La costruzione del MUOS ha definitivamente compromesso la possibilità di ricollegamento tra le residue aree boschive. Questa base è responsabile del funzionamento di droni e della buona riuscita delle comunicazioni per la teleguida delle operazioni militari di offesa degli USA che interessano tutto il globo.
Ma ci vogliono le prove per dire che le basi militari non servono alla sicurezza, non servono alla tutela dell’ambiente, non inquinano e non sono poi così brutte, dal punto di vista paesaggistico.
I fatti non bastano?
Altri post sulla questione qui: "https://ilmioluogo.me/category/nomuos/".
Per sapere come sta andando il processo al MUOS seguite qui: http://www.nomuos.info/