Il capitalismo non morirà di morte naturale, per la semplice ragione che ha i mezzi per adattarsi alla crisi ambientale. E ora, ancora una volta, sta dando prova della propria soprendente resilienza. La finanziarizzazione e la militarizzazione di questa crisi non ne sono altro, in ultima analisi, che una dimostrazione. Il capitalismo, in realtà non solo è capace di adattarsi alla crisi ambientale, ma anche di trarne vantaggio. Non è detto infatti che la crisi ecologica peggiori quella economica. Al contrario, probabilmente essa consente al capitalismo di trovare delle soluzioni sostenibili al declino del saggio di profitto, mercificando settori della vita sociale e naturale ancora al riparo della logica del capitale. Una crisi serve dunque a risolvere l’altra.
Razmig Keucheyan, “La natura è un campo di battaglia“, 2019
Ovvero: trovare echi gramsciani in tutti i grandi pensatori e intellettuali contemporanei, tranne che in quelli italiani.
Penso che l’essere umano stia usando la natura come campo di battaglia per continuare a distruggerla! A mio avviso, o parere che sia, bisognerebbe imparare ad amarla e rispettarla.
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Hai assolutamente ragione!
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Mi trovo d’accordo anche se devo dire che il capitalismo o meglio ancora la speculazione che ne guida i passi ha trovato terreno fertile in una sempre più diffusa ignoranza collettiva. Se i popoli lasciano fare ed accettano tutto passivamente la colpa di questo continuo e crescente disastro è anche la loro.
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Per noi occidentali può essere così, altri sono costretti a subire e basta.
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Si certo, loro non ne hanno la possibilità…noi si ecco perché siamo decisamente colpevoli!
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L’ha ripubblicato su Evaporata.
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