Sistole…diastole. Sistole…diastole. Sistole… … …diastole.
Mi viene sempre in mente il fantastico funzionamento del ciclo cardiaco imparato a scuola per descrivere certi periodi che ti capitano nella vita. Giorni, settimane, a volte mesi, di iperattività alternati a giorni, notti, settimane (mesi sarebbe troppo) di “nulla”. Che certo si fa per dire “nulla”, però appunto…come dire? Fino a poco tempo fa me ne stavo sonnecchiante ad aspettare che passasse la canicola, fin troppo rilassata da una estate di libertà e di distrazione nella patriaterra siciliana, scrutavo tra gli aghi di pino il prossimo arrivo del vento autunnuale, mi ero adattata alla fin fine e non mi dava più ansia alcuna pensare che le mie prospettive e i miei progetti non sarebbero andati tanto oltre il giorno successivo. Pace. Quiete per un po’. Era proprio quello di cui avevo bisogno dopo un periodo di “sistole acuta”. Insomma un idillio vero e proprio: casa, famiglia, natura, paese (e attivismo no muos naturalmente). E invece. Manco il tempo di realizzarlo, eccomi catapultata in città nordica, a lavorare, a fare, a dire, andare. Senza averlo voluto, senza averlo cercato, senza averlo nemmeno immaginato. Ma è tutto ok, perché anche se mi sento di nuovo in un periodo di sistole, questa volta mi pare diversa dalle altre. Questa volta il mio cuore si vuole bene.